LA LOCANDA DEL BUON SAMARITANOYitzhak Magen
Il nome del sito biblico, Ma’ale Adumim (salita dei rossi, in ebraico), deriva dal color rosso delle rocce...
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LA LOCANDA DEL BUON SAMARITANOYitzhak Magen
Il nome del sito biblico, Ma’ale Adumim (salita dei rossi, in ebraico), deriva dal color rosso delle rocce sui due lati della strada tra Gerico e Gerusalemme. Nel periodo bizantino era identificato con la locanda menzionata nella Parabola del Buon Samaritano (Lc 10,25-37). I vari nomi associati con il luogo durante i periodi successivi furono presi dall’aggettivo ebraico “adom” (rosso), e dal sostantivo ebraico “dam” (sangue): la Fortezza rossa, la Cisterna di acqua rossa, e Tala at ed-Damm (la salita di sangue, in arabo), proprio per i frequenti attacchi dei briganti verso i viandanti.
Il sito (ITM 23405/63695) e’ localizzato nella strada principale tra Gerusalemme e Gerico. La strada e’ lunga 26 km e unisce Gerusalemme e la campagna collinare con la valle del Giordano e il Mar Morto. E’ datato al periodo del Primo Tempio ed era generalmente conosciuto come “la strada dell’Araba”. Durante il periodo del Secondo Tempio la strada acquisto’ maggior importanza proprio per la prosperita’ di Gerico, che era il centro della rotte principali dei pellegrini dalla Galilea, dalla Perea in Transgiordania, e Galaad Est.
Questa strada continua a servire come via per i pellegrini cristiani durante il periodo Bizantino e all’epoca delle Crociate. La strada univa Gerusalemme con i numerosi monasteri vicino a Gerico e con il luogo battesimale di Gesu’ sulle rive del fiume Giordano.
Il Ma’ale Adummim biblico era localizato nel punto di incontro tra le terre della tribú di Beniamino nel nord e quelle di Giuda nel sud (Gs 15,7; 18,17). Nel libro di Giosue é situato a sud del ‘torrente’, cioé, Wadi Qelt (Nahal Prat), che la tradizione cristiana identifica come Wadi Cherith, di cui si parla in relazione a Elia (1Re 17,3). Ma’ale Adummim non é menzionato nelle fonti del periodo del Secondo Tempio, eccetto nella disputa tra i Farisei e le Betusiani a proposito degli osservatori della Luna Nuova. La testimonianza di un uomo che vide la luna dice: “io stavo andando sulla salita di Adummim, e la’ ho visto (la luna) distendersi tra due rocce”. (T Rosh Hashana 1:14; JT Rosh Hashana 2:11b).
Eusebio, Vescovo di Cesarea alla fine del III sec., scrive nel suo Onamasticon, sotto il titolo di Ma’ale Adummim: “Adummim (Gs 15,7), nella tribú di Giuda. Attualmente, il luogo chiamato Maaleh Adummim, che si trova lungo la discesa da Gerusalemme a Gerico, e’ un villagio desertico. Qui si trovava anche una guarnigione”.
Girolamo, alla fine del IV sec., scrive che il suo nome deriva dal sangue dei viandanti sparso in questo luogo, e anche annota l’esistenza di una fortezza militare (castellum militum). E aggiunge: “luogo deturpato dal sangue, menzionato dal Signore (Gesú) nella parabola dell’uomo che discendeva da Gerusalemme a Gerico.”
Girolamo, riguardo al diario di viaggio di Paola, scrive: “Lei si diresse direttamente giu’ verso Gerico, ricordando il passagio evangelico del uomo ferito. I sacerdoti é i leviti passarono crudelmente sopra di lui, ma il Samaritano (“il Guardiano”) nella sua misericordia prese l’uomo, vicino alla morte, lo pose sul suo animale, e lo porto’ nella locanda, nella Chiesa.”
Girolamo é il primo che mette in relazione il luogo di Ma’ale Adummim con la Parabola del Buon Samaritano. Certamente non ha inventato nulla, ma quasi sicuramente si e’ basato su una tradizione giudeo-cristiana originale del periodo del Secondo Tempio.
La Parabola del Buon Samaritano dice:
Un dottore della legge, volendo metterlo alla prova, si alzò e disse: «Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù rispose: «Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?». Quell'uomo disse: «Ama il Signore, Dio tuo, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente, e ama il prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto bene; fa'questo e vivrai». Ma il dottore della legge, volendo giustificarsi, disse ancora a Gesù: «Ma chi è il mio prossimo?». Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gerico, quando incappò nei briganti. Questi gli portarono via tutto, lo percossero e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per caso passò di là un sacerdote, vide l'uomo ferito e passò oltre, dall'altra parte della strada. Anche un levita passò per quel luogo; anch'egli lo vide e, scansandolo, proseguì. Invece un samaritano che era in viaggio gli passò accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli si accostò, versò olio e vino sulle sue ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino, lo portò a una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno seguente, tirò fuori due monete, le diede all'albergatore e gli disse: "Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più lo pagherò al mio ritorno". Quale di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che aveva incontrato i briganti?». Il dottore della legge rispose: «Quello che ebbe compassione di lui». Gesù allora gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso». (Lc 10,25-37)
La Parabola del Buon Samaritano ha riscosso molta importanza nel mondo cristiano. Il Samaritano diventa un simbolo di fraternitá e amicizia, di colui che soccorre il ferito, di compassione verso i deboli e i poveri, e di generosita’ verso gli altri.
Certamente l’intenzione di Gesú era di rimproverare i capi dei Giudei – i sacerdoti e leviti, coloro che presiedevano nel Tempio- opponendosi alla gerarchia sacerdotale. Ma perché Gesú ha voluto contrappore proprio un samaritano ad un sacerdote e a un levita, come se non ci fossero altre persone del popolo, altri giudei comuni che potessero compiere atti di benevolenza? Che neccessitá c’era di scegliere un samaritano? forse per indicare esplicitamente la sua opposizione verso le autoritá religiose? Bisogna anche notare che quando Gesu’ attraversava la Samaria, i Samaritani stessi si rifiutarono di offrirgli ospitalitá.
Mentre stava per compiersi il tempo della sua assunzione dal mondo, Gesù decise fermamente di andare verso Gerusalemme e mandò messaggeri innanzi a sé. Questi partirono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparare quello che era necessario per lui. Ma essi non lo ricevettero perché stava andando verso Gerusalemme. (Lc 9,51-53)
Questo potrebbe suggerire che la parabola, almeno nel sua versione orignale ebraica, non menzionava un samaritano.
Durante quel periodo, la societá giudaica era divisa in tre categorie, basandosi principalmente sull’appartenenza alla classe religiosa. In cima alla tripartizione si trovavano i Sacerdoti che sostenevano di essere discendenti di Aronne, poi c’erano i Leviti, e finalmente i comuni cittadini israeliti. Questa divisione e’ ripresa nel libro di Esdra (2,70): “Poi i sacerdoti, i leviti, e alcuni del popolo...”. Questo é anche citato in Neemia (7,72) e in altre parti dell’ Antico Testamento.
La Mishnah Ta’anith (4,2) descrive i punti di controllo: “Per ogni corso c’era un ma’amad (appostamento) in Gerusalemme formato da sacerdoti, leviti e israeliti.” Questo implica che nella parabola, il terzo termine della triade originale sacerdote, levita e [...], fosse “israelita” e non “samaritano.” Come mai il primo termine, israelita, fu sostituito con il secondo?
Sembrerebbe che colui che ha tradotto in greco il Vangelo secondo Luca non avesse molta famiglairita’ con il termine “israelita” e con la tripartizione della societá israeliana. Invece sapeva che i samaritani chiamassero se stessi israeliti (ancora oggi lo fanno), e per questo motivo lui corregge “israelita” per “samaritano.”
I resti del primo secolo BCE al primo secole CE furono trovati su tutta l’area di scavi. Il luogo é localizzato nel mezzo di un uadi, e su una collina nel nordovest, un palazzo datato al regno di Herode che dava su la strada che dirigeva da Gerusalemme a Gerico. Queste serveva Herode quando era in viagio al suo palazzo in Gerico. Queste includeva una sala di bagni, un piano con i mosaici, e anche abitazzioni decorati con gli affreschi e stucco, e queste continuave n’essistenzia fino alla destruzione del Secondo Tempio. Si pensa che il palazzo sia stato convertito in una locanda verso alla fine di questo periodo, per ció provedendo la scena per la Parabola del Buon Samaritan.
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